21 Mar Alluce valgo, la chirurgia è “percutanea”
Tre specialisti napoletani hanno creato Sispec, gruppo scientifico che studia il piede e le sue patologie. Ecco l’articolo pubblicato su “La Repubblica”.
Il piede e le sue patologie. Un universo sempre più conosciuto grazie alle nuove tecniche di diagnosi. Ma anche terreno di studio e approfondimento. Tanto che alcuni chirurghi impegnati in questo distretto anatomico hanno istituito una società scientifica, la Sispec (Società italiana studio piede e caviglia) per confrontarsi e scambiarsi opinioni sul trattamento delle più frequenti patologie. Tra queste, l’alluce valgo, il neuroma di Morton, il piede piatto, la deformità delle dita e le talloniti. Tra gli ideatori e fondatori della società figurano tre specialisti ortopedici napoletani, Fabio Zanchini (professore aggregato di clinica ortopedica al Vecchio Policlinico) Ottorino Catani e Fabrizio Sergio, tutti e tre inseriti nel comitato direttivo della Sispec. In particolare il loro campo di interesse è la chirurgia percutanea per il trattamento dell’alluce valgo.
Ma in cosa consiste la tecnica percutanea che oggi sta riscuotendo il consenso generale di tanti specialisti e sta anche registrando un’ampia diffusione proprio nella terapia dell’alluce valgo e delle patologie associate alle dita? La premessa è che si tratta di una chirurgia circoscritta che evita l’invasività di un intervento “open” e tutte le complicanze connesse oltre che a un maggior disagio e dolore per i pazienti. La tecnica prevede miniincisioni cutanee che danno accesso al ministrumentario (microlame, microbisturi, raspette miniaturizzate, microfrese motorizzate). Non vengono utilizzati fili, viti né altri elementi metallici, strategia che salvaguarda da infezioni sempre possibili in campo ortopedico. Tutta la procedura viene costantemente guidata dal monitoraggio radiologico, che assicura la possibilità di correzioni di estrema precisione.
A novembre scorso Zanchini, Catani e Sergio sono stati “instructional teacher” insieme ad altri colleghi al corso internazionale di Cadaver Lab sulla chirurgia mininvasiva del piede
, che si è tenuto a Barcellona, proprio per insegnare la tecnica ad altri specialisti europei. Ed è già in programma per maggio all’ Ateneo Luigi Vanvitelli un congresso sul tema. L’anestesia è locale attraverso un blocco loco-regionale alla caviglia o leggera epidurale, il che permette una ripresa della deambulazione ad appena qualche ora dall’intervento.
Tra l’altro, precisano gli specialisti, non si ricorre come un tempo al laccio ischemico (utilizzato per lavorare in un campo anatomico privo di sangue e, dunque, più visibile agli occhi dell’operatore): in questo modo si riducono i rischi tromboembolici correlati alla compressione.
(La Repubblica, 21 febbraio 2017)